Eppure volare per cercare la
felicità...
Ricercarla....
LA RICERCA DELLA FELICITA', film che qualche sera fa hanno trasmesso in tv.
La frase più significativa affermata dal protagonista è:
Credo che devi Inseguire
il tuo sogno fino a sognarlo la notte, fino a vederlo realizzarsi,fino ad attaccarti alla speranzadi poter tornare indietro,fino alla voglia matta di vivere dentro il cielo della tua FELICITA'!!!!
Non è un film leggero, questo è certo. E sapere che è tratto da una storia vera non aiuta molto, ma fa pensare e riflettere, perchè è questo lo scopo del film.
Film del 2006 di Gabriele Muccino, con un Will Smith in forma che porta, per l’occasione, anche il figlio Jaden sul palco.
Anni ‘80, Chris Gardner è il padre di una famiglia che riesce a stento a mantenere, con una moglie che non crede poi molto nei suoi progetti.
Investendo su uno strumento medico creato da lui stesso spera quindi di risolvere i problemi finanziari, riuscendo solo a farsi lasciare dalla moglie, che abbandonerà anche il figlio per cercare più fortuna in un’altra città.
Sarà quindi la lotta disperata di un uomo contro la povertà, che per dare una casa al figlio sarà costretto ad andare nei dormitori per senza tetto o a dormire nei bagni della metropolitana.
Una speranza si riaccende quando riuscirà a guadagnare uno stage in una grossa azienda, stage che non verrà però pagato, e per questo dovrà fare una scelta.
Un film ben diretto, con un Muccino all’apice della sua carriera e un Will Smith sempre in gamba, che dimostra di riuscire perfettamente anche nei ruoli più drammatici.
I personaggi, presi da una storia realmente accaduta, sono ben interpretati e mai esagerati, realistici anche quando spereresti che non lo fossero e protagonisti di scene veramente commoventi.
Un film consigliato, soprattutto a chi pensa che mollare sia la soluzione più facile.
“Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa… proteggi i tuoi sogni.”
RECENSIONE A CURA DI VANIEL MAESTOSI
Chi come noi considera Muccino un interessante dilemma cinematografico, esce dalla sala sorpreso e sospeso. Sorpreso per il film: semplice, piacevole, molto più rilassato dei precedenti, quasi a tinte realistiche. Sospeso perché lontano dai suoi parametri non riesci a giudicarlo oggettivamente, lo stile appare a singhiozzi ma è impalpabile, coerente invece nella solita, stavolta noiosissima, voce fuori campo.
San Francisco è la cornice ideale dove interpretare il sogno americano, una storia possibile solo nella terra dell’opportunità, nella patria dell’investimento, dove lusso e povertà ‘dialogano’ costantemente in un panorama di opposti continui. Muccino apre la camera a quelle sfumature sociali, incontra e scontra lusso e fame, costruisce un film pulito, senza nessun eccesso, una storia realmente onesta.
Chris Gardner è un personaggio solare, chiaro, sfortunato fino alla pena ma dignitoso e fiero, qualità che il cinema di Muccino ricerca costantemente, spesso però uguagliando la dignità al successo, come se la gioia fosse nell’affermazione costante dell’io lavorativo, che una volta affermato cammina più sereno, in scarpe comode marrone acceso (notare il finale...) e dimentica la depressione…
Will Smith e figlio dialogano teneramente e sono bravi; in un ruolo completamente opposto a lui, l’ex Principino di Bel-Air appare cresciuto, invecchiato, attento ai dettagli. Muccino racconta di avergli mostrato De Sica e Rossellini, di averlo introdotto al Neorealismo italiano per approfondire l’essenza della miseria e l’incredibile durezza che essa trascina. I risultati sono discreti ma è lo stile della regia, come al solito, a lasciare perplessi; confonde Neorealismo e lieto fine, crea una tale confusione di stili da perdere l’essenza stessa dello stile.
Una parabola piacevole ma senza ombra di grinta, buonista quanto basta per raggiungere la ormai vacua notte degli Oscar ma non di sicuro per entrare nei dintorni rari del cinema d’autore.
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